Il fenomeno dei Neet risulta essere di rilevante importanza soprattutto nel contesto italiano. Infatti, come riportato dagli ultimi dati Eurostat che si riferiscono al 2020, il Paese dell’Unione Europea con il più alto tasso di giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in attività formative è proprio l’Italia, che presenta una percentuale del 23,3% (+1,1% rispetto al 2019). È importante sottolineare come il punteggio italiano superi di quasi 10 punti la media europea, che si attesta attorno al 13,7%.
Le motivazioni di queste percentuali così alte sono da ricercarsi in vari ambiti della vita socio-economica di ogni Paese. Un primo passo verso il potenziale contenimento del fenomeno è rappresentato dall’ascolto di quanti e quante si ritrovano in questa situazione. A tal proposito, risultano interessanti le parole di un giovane Neet italiano, residente nel Sud del Paese, che ci ha raccontato la sua esperienza: non ha continuato gli studi a causa di difficoltà economiche e alla domanda su quale sia, secondo lui, la motivazione dell’aumento dei Neet risponde addossando la responsabilità da una parte alla ridotta intraprendenza dei giovani («I giovani non vogliono uscire dalla loro comfort zone»), dall’altra a «difficoltà economiche, personali o carenza di lavoro».
Risulta evidente anche la scarsità di informazioni diffuse rispetto alle iniziative proposte dalle istituzioni: l’intervistato, infatti, non era a conoscenza dell’esistenza del Corpo Europeo di Solidarietà. E alla domanda su come spronare i giovani, non sembra avere dubbi: «promettendo stipendi adeguati oppure dando una mano a chi decide di uscire dalla propria città».
Giambattista Sozzi e Francesco Vigliotti