Se si pensa al termine integrazione europea non si può non pensare alla pace.
Perché il processo d’integrazione di per sé unisce e allo stesso tempo conserva le peculiarità di ciascuno.
E questo dovrebbe essere concepito come pace: un equilibrio tra elementi, in questo caso paesi, differenti tra loro, ma che si sentono parte di un’unità coesa.
Il processo d’integrazione europea nasce con l’intento di superare le devastazioni del passato. Dopo la Seconda guerra mondiale l’equilibrio e la solidarietà tra paesi divengono più che necessari affinché la storia non si ripeta. Si intendono mettere insieme tante culture che danno vita ad una “cultura europea”.
La vicinanza tra paesi può aiutare a non concepire più il desiderio della guerra e a vivere in uno stato di pace.
Negli anni trattati, istituzioni, discorsi hanno rappresentato elementi tangibili per le persone. Elementi che rappresentano il cammino dell’Europa verso l’integrazione.
L’ancoraggio alle istituzioni è sempre stato un tratto importante del cittadino europeo, ma oggi pare che non ci sia più una forte identificazione in esse.
Mi chiedo allora, se il cittadino ha sfiducia nelle istituzioni, le sente lontane, non si identifica con esse o risulta essere disinteressato a questioni di tale portata, attraverso cosa può passare il concetto d’integrazione europea? In cosa può identificarsi il cittadino oggi? C’è un elemento o uno strumento attraverso cui tale messaggio può diffondersi ed entrare nel cuore e nella mente dei cittadini europei? Come può rafforzarsi il concetto di integrazione europea e conseguentemente quello di pace?
A queste domande servirebbe dare delle risposte perché ciò che è stato concepito negli anni Cinquanta deve continuare ad esistere. L’Europa è fatta di persone e solo le persone possono sentire dentro di loro l’idea di integrazione e di pace. Queste non dovrebbero essere mai abbandonate.