Le aspettative a fronte dell’incontro tanto atteso tra il capo di stato francese Emmanuel Macron il Presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e Xi Jinping nei tre giorni di visita a Pechino dal 5 al 7 aprile non sono state pienamente soddisfatte. In agenda: la guerra in Ucraina e le relazioni tra l’Europa e la Cina
Riguardo al primo punto, la guerra in Ucraina, non si potevano desiderare risultati inaspettati, soprattuto a seguito della visita di Xi Jinping a Mosca nel mese di marzo che ha consolidato l’amicizia russo-cinese. Né Macron né Ursula von der Leyen si aspettavano uno schieramento cinese contro l’invasione della Russia all’Ucraina. Tuttavia non bisogna neanche dimenticare il desiderio della Cina verso la pace espresso attraverso la pubblicazione di un documento lo scorso febbraio sviluppato in dodici punti e volto verso un dialogo tra Russia ed Ucraina diffuso dal ministro degli esteri Wang Yi. La richiesta di Xi Jinping, pur essendo ambiziosa, aveva almeno lo scopo di un cessate il fuoco e un avvio dei negoziati tra i due paesi.
Desiderio congiunto anche degli Stati membri della Comunità europea.
Ed è proprio questo l’obiettivo nella volontà della visita di Macron e di Ursula a Pechino, quella di dare una connotazione europea all’incontro con Xi Jinping per evidenziare un intento comune dei 27 Stati membri uniti e in linea con le idee comunitarie. Un messaggio chiaro e auspicato con la visita diplomatica in Cina e si può dire già parzialmente raggiunto solo con la presenza dei rappresentanti sul suolo cinese.
Il secondo punto si è così subito consolidato con questa visita senza però rinnegare il legame dell’Europa con gli Stati Uniti e, anche se apparentemente il Presidente von der Leyen e Macron non sembrano aver raggiunto risultati eclatanti, hanno confermato un dialogo indispensabile con Xi Jinping che non poteva essere sottovalutato. In gioco ci sono altri interessi mondiali di cui fa parte la Cina in prima persona come la questione dell’Iran e l’Arabia Saudita la cui importanza non può essere trascurata dall’Europa.
In conclusione la visita del Presidente Ursula von der Leyen e del capo di stato francese Macron su un “terreno minato” hanno avuto il risultato aspettato di un inizio di consolidamento tra stati senza fare torti agli alleati.
In gioco ci sono tutti gli Stati membri della Comunità europea (27), gli Stati Uniti, l’Ucraina, la Russia e la Cina oltre alle relazioni con gli altri paesi “caldi” con interessi mondiali.
Dopo che la prima mossa, verso la Cina, di una lunga partita a scacchi è stata fatta, i risultati di questo incontro sul suolo pechinese all’inizio molto speranzoso in questo ultimo mese è stato turbato dall’entrata in gioco di Taïwan a minare i possibili equilibri mondiali (ricordiamo che l’isola è uno dei maggiori produttori di chip semiconduttori). Immediato l’intervento di Macron con un’intervista al quotidiano di economia Les Echos che invita gli Stati membri a non adattarsi né ai ritmi degli Stati Uniti né a quelli della Cina ma anzi di pensare al momento giusto ai nostri interessi.
Per il momento gli intenti di tutti i capi di stato sono rivolti verso interessi comuni e auspicano che la Cina possa in ogni caso esercitare l’influenza che ha nei confronti della Russia per trovare una strada verso un negoziato con l’Ucraina e, finalmente, porre fine alla guerra che da più di un anno è in atto con perdite umane ed economiche per chiunque ne sia coinvolto.
Forse una svolta può arrivare dalla missione dell’ultimo minuto del ministro degli esteri cinese Qin Gang in Europa in seguito all’invito dei ministri degli esteri tedesco Annalena Baerbock, francese Chaterine Colonna e norvegese Anniken Huitfeldt probabilmente con l’intento di coinvolgere la Cina nei negoziati tra l’Ucraina e la Russia.
Sara Cacciarini